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28 marzo 2011

Bärlauchmarkt

Ovvero: il farmers and designers market di primavera!

Quanto ho in antipatia centri commerciali e similaria, tanto amo i mercati, soprattutto i mercatini delle pulci, i farmers market, ovvero i mercati dei produttori locali, i mercati dei designer e di tutte quelle cosucce artigianali che personalmente adoro!

Qui a Basel, oltre ai mercati settimanali, si tengono quattro volte l'anno i Saisonmärkte (mercati stagionali, appunto), in cui oltre a frutta e verdura e altre bontà edibili, espongono e vendono anche artigiani, giovani designer etc. Non immaginatevi niente di imponente, le bancarelle non son molte, ma devo dire che son deliziosie e anche l'atmosfera che si respira è così rilassata, informale, creativa e insieme ruspante che io a ogni stagione non vedo l'ora di farci una capatina!



Ah, una piccola nota: i mercati qui in Svizzera non son posti per risparmiatori: mediamente le cose costan più che al super, il che è tutto dire, ma la qualità è migliore in genere, anche perché appunto son produttori locali, vendono solo frutta e verdura di stagione, bio o no, e in aggiunta confetture, torte, marmellate fatte in casa, succhi, mieli e vini prodotti localmente.





E infine una precisazione: il Bärlauch è l'aglio orsino, se come me non avevate idea di cosa sia, guardate qui, anche la ricetta sembra ottima!

26 gennaio 2011

Era un notte buia e tempestosa...

Ovvero: il mio parto

È passato quasi un anno. Un anno lunghissimo. Un soffio. E già i ricordi sfumano, ho paura di dimenticare. Un anno fatto di pancia, di odori, di emozioni. Un anno in cui ho scoperto, nonostante da brava cinica non ci credessi minimamente, che l'istinto materno esiste davvero, a dispetto di tutto, a dispetto di me stessa, soprattutto.

Prima che l'anno scocchi davvero e dimentichi tutto, vorrei metter per iscritto (finalmente) i ricordi sul momento clou dell'espulsione del pargolo, altrimenti detto parto.

Quindi eccovelo. Imperfetto, manchevole, forse farcito di luoghi comuni.

Gennaio 2010. Le contrazioni negli ultimi mesi son diventate sempre più numerose e frequenti (ed eran proprio uguali a quelle che precedon il parto, anche se avevo sempre sentito dire che non è così), ma soprattutto la pancia sempre più abnorme. Persino il famoso ginecologo sfizzero mi guardava con aria sempre più terrificata dicendomi: speriam che nasca un po' prima! Invece lui, ancora senza nome, se ne stava ben comodo al calduccio (e ci credo, col freddo che faceva fuori), nonostante lo scarso spazio, ed è arrivato con solo quattro giorni di anticipo.

Io ero convinta che sarebbe arrivato con la neve. E così è stato. La notte tra il 27 e il 28 gennaio ha cominciato a nevicare, e ho perso il famigerato tappo. Son tornata a letto e ho detto a Mr Coppola: amore, credo che si stia muovendo qualcosa... Ah, sì? Zzzzzzzzzzzzzzzzh. Vabbè, grazie per la partecipazione. Quando al corso (non portato a termine accipicchia!) l'ostetrica diceva: quando inizian le doglie se è notte non svegliate il marito, pensavo: ma è pazza?? Già devo partorire, lui che fa il meno devo anche lasciarlo dormire, con l'ansia e il resto?? E invece una calma surreale si è impadronita di me, ed ho pensato: meglio che riposi, e mi son rimessa a letto anch'io.
Al mattino al pancia si è notevolmente abbassata e i dolorini e le contrazioni mi fanno capire che forse ci siamo davvero, però non ne ero convintissima, ripeto: le contrazioni le avevo da mesi, dunque poteva esser il solito falso allarme.
Il consorte va al lavoro e mi dice: vuoi che ti lasci la macchina? No, dico, vabbè indipendente, ma sei scemo?? Andare in ospedale in macchina con le doglie (e pure la neve) mi sembra un po' troppo, no? Mi rivolgo a mia mamma: Secondo te queste son le prime doglie? Risposta: non so, non le ho mai avute! Grazie per l'aiuto, 'ma! E sì che ha avuto due parti naturali, eh? Ma sembra che lei abbia saltato la fase prodromica..
Comunque per la prima volta non ho tanta voglia di uscire (nei giorni precedenti, nonostante il gelo e il mal di schiena mi facevo passeggiate lunghissime). Faccio una doccia per veder se i dolori passano, ma nulla. Decido di ingannar il tempo facendo una torta deliziosa, che avevo assaggiato il sabato prima, l'Apfelstreuselkuchen:
Mentre la torta è in forno chiamo in skype un'amica con un occhio all'orologio ché le contrazioni son regolari ogni dieci minuti ormai. Da qui in avanti (siam in pomeriggio mi sembra di ricordare, ma davvero i ricordi son un po' sfumatie i tempi ancora di più) diventan sempre più forti e ravvicinate, in poco tempo passan da 10 a 4-5 minuti. Scrivo un sms a mr Coppola, ma niente. Poi mi dirà che non aveva il cellulare con sé (ma vi sembra??). Verso le 18 faccio un bagno caldo, ma nulla: le contrazioni continuano come se niente fosse.

 Chiama il consorte con voce rilassata: come va? Bè bene, se consideri che ho le contrazioni ogni quattro minuti, verresti a casa magari? Arriva, io son sul letto a cazzeggiar un po' su fb con le amiche, tanto per distrarmi. Misuriam con il cronometro: 3 minuti tra una contrazione e l'altra. Decidiam di mangiar una pasta veloci (che al corso hanno tanto raccomandato di mangiare) e finalmente chiamiam l'ospedale che dice di andar a farmi vedere.

Ovviamente nevica, proprio come nella mia fantasia me l'immaginavo. Arrivo e un'ostetrica mi fa il monitoraggio, mi dice che è tutto ok,  a parte la pressione un po' bassa, che son dilatata 3 cm e mi chiede se ho mangiato e se voglio restare o andar ancora a casa. Dico che non ne ho la minima idea, che è lei l'esperta, non potrebbe darmi un suggerimento? Vabbè, decidiam di andar a farci un giro in giardino (sì, col gelo e sotto la neve, saranno le 21 circa), durante la passeggiata tra una contrazione e l'altra (ormai sempre più fortine) decidiam finalmente il nome: e Leonardo sia! Torniam sù diciam all'ostetrica che se non ha nulla in contrario andremmo un paio d'ore  a casa (a guardarci Annozero, ma questo l'omettiamo, ovviamente!). Lei ci dice: ma siete pazzi? Ho guardato meglio il tracciato, hai contrazioni ogni due minuti, ma dove vuoi andare??? E gliel'avevo detto io! Mica mentivo eh?? è lei che me l'ha chiesto!

Comunque, ci fa accomodare in questa stanzetta carinissima, con lettino, divanetto e bagno rpivato. Non che me la goda molto, perche da lì a cinque minuti le contrazioni si fanno davvero insopportabili. Intanto cambia il turno, arriva la mia ostetrica, una ragazza tedesca, giovane e minuta, molto dolce e anche brava: ha fatto tutto da sola, e non c'era nessun altro in tutto il reparto! Mi chiede se voglio far un bagno in questa vasca stupenda con oli rilassanti e quant'altro, mi rilasso (per quel che si può) due minuti due ma poi mi si rompon le acque e da lì i dolori son davvero insostenibili e senza tregua, quindi mi rivesto (si fa per dire, ho un bel camice!!) e vado in sala parto! Provo mille posizioni, son stanca e mi sembra davvero di non farcela più, però lei mi dice che son già a 8 cm (leggi: niente epidurale cocca, tra poco ci siamo!), mi incita - e con lei Mr Coppola, che non  perde mai la calma- , mi ripete che ce la faccio (e io dico no, mo, e poi no: ich schaffe es nicht!! Credo nel delirio di aver chiesto anche se potevo far almeno una pausa), mi dicon di non spingere, ma davvero mi sembra impossibile, Leonardo dimostra da subito il caratterino che ha e spinge come un pazzo! Finalmente mi permetton di sedermi sullo sgabello per il parto e spingere. Nel frattempo arriva il mio ginecologo, addormentatissimo, che si ascolta il CD che avevo preparato per il travaglio (ma l'unico che se l'è ascoltata è stato lui!! Tipo: bella questa canzone -il mio ginecologo parla italiano- è Paolo Conte?? ehh?!!? Uff, pant, azz, come? Un attimo, che non sento...Ah, no, è Fossati!) e ogni tanto mi porge un bicchier d'acqua! Comunque in non troppe spinte Leopard è finalmente fuori. A metà credo davvero di non farcela, mi dicono: ma nooo, si vedon già i capelli, ne ha tantissimi (in tedesco) !!! Ed io: ma cosa m'importa dei capelli, fatelo uscireeeee!!! Comunque: è lì. Non mi sembra vero. Mi immaginavo un esserino piccolo piccolo.  E invece la prima cosa che esclamo è: ma è grande! Ed è bellissimo!!

Me lo metton subito sulla pancia, mentre mi dicon di spinger ancora per espellere la placenta, ma ormai non capisco più nulla, continuo a guardarlo inebetita e dire: è bellissimo, no?? Lo controllano velocemente mentre il medico mi ricuce (e male, ma questo è un altro, triste, capitolo) e poi me lo rimetton al seno e ci lascian tutti e tre un po' sdraiati insieme sul lettino. E io mi chiedo come si può passar in così poco tempo da uno stato di dolore e semidisperazione all'estasi pura. Poi rompon l'incanto, mi fanno alzare (ma non ce la faccio, son troppo debole e perdo davvero troppo sangue) e mi portan in stanza. Caccian il povero papà, mentre mi lascian con Leopard nel letto. Son già le cinque del mattino, a breve albeggerà. Leonardo dorme, io lo guardo, lo annuso, lo tocco e non mi sembra vero. Son sopraffatta dalla mervaglia e non riesco a chiudere occhio. È già mattino, la luce bianca carica di neve entra dalla finestra. È una mattina magica, la neve copre tutti i rumori e rende tutto ovattato e dolce. Arrivan con un enorme vassoio pieno di cose squisite per la colazione. Il mio stomaco finalmente dopo nove mesi si è riaperto e io assaporo tutto e penso: è la nostra prima colazione insieme, ed è perfetta!

23 gennaio 2011

Frozen

Domenica mattina gelida, ma cielo azzurro e sole.

Mr. Coppola: La consideri un'idea impossibile quella di andar a correre oggi?
Io: Mah, abbastanza, temo che Leonard si iberni nel passeggino (oltre il rischio serio di broncopolmonite per noi attempati genitori). Ma quanti gradi ci sono?
Mr. C.: quattro!
Io: davvero??? (con tono stupito, come a dire: così tanti?)
Mr. C: Meno quattro, intendevo.



Da questo forse potete intuire la passione per la corsa del mio consorte. E l'aria freschina che nonostante il bel tempo ha avvolto Basel e la Svizzera tutta. Comunque visto che Leopard oggi sembra esserci deciso (di nuovo) per lo sciopero del sonno, farcito di lamenti, ci decidiamo a uscire nella speranza che si addormenti o almeno vada in ipotermia per un po'.
Fuori fa davvero freddo però (comunque dei pazzi che correvano, as usual, c'erano; una addirittura con pantacollant corti, giuro!!) e decidiam di andare a berci qualcosa di caldo, preferibilmente contenente della caffeina. impresa non facile visto che di bar aperti la domenica , qui a Basel, ce ne son davvero pochi.


A metà strada, quando il pupo sembra davvero andato in ipotermia e il consorte cominciava a lamentar la perdita di un orecchio e delle falangi causa freddo (e poi voleva andare a correre, tsè!), vediam i cartelli della mostra di Andy Warhol e quindi risolviamo di far tappa al Kuntsmuseum, per vedere questa esposizione.
Io mi decido per una volta a munirmi di audioguida, in francese (ché, nonostante tutto, se voglio rilassarmi, l'unica lingua che capisco senza il minimo sforzo di concentrazione rimane il francese). La mostra non è strabiliante, ma interessante, almeno sul piano della storia dell'arte e delle tecniche usate: son le opere di Warhol dal '61 al '64, ovvero le sue prime serigrafie. Il pupo appena si riscalda ovviamente si sveglia, cercando di strapparmi audioguida e quant'altro, quindi  finiam rapidamente il giro del museo e usciamo (non senza una capatina veloce al bookshop, ché quelli crucchi mi piacciono da matti: hanno sempre una sezione per bambini molto bella, non vedo l'ora di riempire il povero Leopard di libri-gioco artistici!

Usciti siam tutti e tre affamatissimi, quindi ci dirigiamo davvero verso l'agognata meta, ovvero Tibits, questo locale vegetariano molto carino (in realtà si tratta di una catena di ristoranti, bar, take away vegetariani, se volete dare un occhio, ecco qui!), anche attrezzato per i bimbi (spazio giochi, stokke a profusione, divanetti bassi etc). Infatti è sempre strapieno (l'ho già detto che la domenica in Svizzera trovar qualcosa di aperto è come vincere al lotto??), comunque ci conquistiamo una postazione divanetto, del cibo, un bel latte macchiato... Il relax dura poco, che il nostro vivace pargolo non ne vuol sapere di star lì più di tanto, nonostante il pane integrale che si sbafa a tradimento. Vabbè riaffrontiamo le temperature polari sperando nel pisolino pomeridiano (illusi)...

Ah, se non credete che davvero faccia così freddo, guardate un po' qui:


21 gennaio 2011

La disperata ricerca del nido sfizzero (part two)


OVVERO: desolazione!!!


Ci siam andati. Ricordate no? Il secondo nido, la seconda chance. Un po' titubanti, è vero, ma ci dicevamo: DEV'essere meglio! Oltretutto alla richiesta di informazioni questi ci hanno mandato milemilla documenti su principi pedagoci etc. Saranno preparati, fin troppo seri, forse. E poi parlan di cucina bio preparata sul posto, solo frutta e verdura fresca di stagione, giardino, metodo Waldorf (ovvero steineriano). Sì, va bene, è un po' lontano, ma se ne vale la pena...

Ecco, a parte la solita educatrice che ci parla solo in dialetto anche se noi le rispondiam, senza perder la calma e il sorriso, in hochdeutsch e le diciam che siam stranieri. Lei: non c'è problema, qui ci son due bambini che vengon da famiglie che parlan solo tailandese! Evvivaaaa!!! E tu, coi genitori dico, ti ostini a parlar svizzero??? Vabbè, no comment! La prossima volta che becco uno Svizzero in Italia però giuro che gli parlo in milanese! Ah, no, è vero, non so neppure il mio di dialetto...

E il decantato giardino? Lei indica un'aiuola di meno di una decina di metri quadri (quanti saranno: 5, 7 al massimo!!) che si affaccia direttamente sulla strada, senza barriere, senza nulla. Ma qui ci stanno solo un'oretta... Di primo acchito penso di non aver capito bene, sapete com'è: in Svizzero qualche particolare me lo perdo! E invece Mr Coppola appena usciamo mi dice: ma l'hai visto il "giardino"???!!! Noooooo, è quello davvero???? Speravo di non aver capito bene io!!! Immaginateveli: dieci bambini, lì, praticamente immobili per un'ora. E quello che si muove va sotto a una macchina, almeno c'è più posto per gli altri!!

Lo spazio per cambiarli..no comment! I pannolini, al solito, te li porti da casa, tanto per 110 franchi al giorno mica vorrai che ci sian compresi due o tre pannolini, mica vorrai mandarli in rovina 'sti poveretti???
E i metodi pedagogici volevo chieder io? Ma poi le guarda Leopard e gli dice, e tu con cosa giochi,  con le macchinine? Macchinine? Ma a 11 mesi non so i vostri figli, ma il mio gioca con cubi in legno, giochi a incastro, scatole di ogni forma e tipo, quella specie di pallottoliere, soprattutto si diverte a scoprir il mondo, insomma giochi di movimento, coordinazione e concentrazione; le macchinine se le fila ancora poco, e mi sembra normale vista l'età, però mi sembra strano che l'educatrice e responsabile del nido altisonantemente definito steineriano pensi che giochi con 'ste benedette macchinine! Ma fosse solo questo, sarebbe davvero il meno...

Cosa dicevo? Ah, sì: desolazione. Per non dir peggio, ovviamente.

13 gennaio 2011

Chiedo asilo!

Ovvero: la spinosa questione del nido.
o anche: ma come biiiiiip son considerate le donne da queste parti?


A questo post tengo particolarmente, perché anche se cerco di prenderla con la consueta ironia, è un problema serio, sul piano pratico e su quello sociale, che mi fa andar non poco giù di testa.

No, dico io: voi provate  a cercar un nido (Krippe, Kita, Tagesheim che dir si voglia, la situazione non cambiada queste parti (escludendo chi ha l'enorme fortuna di averne uno convenzionato con la ditta sua o del marito/compagno).

Lo so, lo so. Già so che mi direte tutti: ma anche in Italia è così, impossibile trovar posto al nido e blablabla. Sì, ma voi parlate di nidi pubblici (a parte che bisognerebbe sempre guardar alle eccellenze  e prenderne esempio, non ai casi disperati per dire ciapa sù e porta a ca'!!), nevvero? Perché su quelli convenzionati ho messo già una pietra sopra, ma non mi aspettavo di più. Ma quelli privati, che per la cronaca qui costan sui 2200 Franchi al mese  (quasi 1800 euri)? Bè, impossibile. La verità è che ce ne sono spaventosamente pochi evidentemente. Non so, ma a Milano (dove comunque il comune dovrebbe impegnarsi moooolto di più, chè il pubblico per me dovrebbe esser garantito sempre e comunque), di nidi privati ce n'è una marea. Qui una moria. E faccio notare che non siam in un paesello di montagna tra mucche e pecorelle, ma Basel se non sbaglio è la terza città della Svizzera per numero di abitanti (immaginatevi le altre!).

Che faccio dunque? Prendo una corda e me la metto al collo, dopo aver ripassato quei nodi che avevo imparato non senza difficoltà agli scout? Mi svizzerizzo e mi rassegno al disperatehousewifismo fino ai 12 anni del pupo?? (per la cronaca: NOOOOOOOOO!!!)

 Sì, perché pare che con l'asilo (kindergarten) e la scuola la situazione peggiori. Ma come peggiori, direte voi? Già, come dire: non c'è mai limite al peggio, evidentemente.

Il punto è, oltre alla difficoltà pratica della sottoscritta (che non è da sottovalutare, perché ognuna reagisce come reagisce, ma io a certe situazioni reagisco male): ma nel 2010, anzi 2011, che considerazione c'è della donna se viene dato praticamente per scontato che debba rinunciare al lavoro (e non che possa scegliere di farlo, attenzione, che c'è una gran bella differenza) per accudire ai pargoli, con un possibile reinserimento al momento che i suddetti son abili e arruolati per farsi da mangiar da soli e compagnia bella, vale a dire con un lavoro assolutamente senza grandi qualifiche né responsabilità. Va bene che in alcuni cantoni svizzeri le donne hanno diritto di voto da 30 anni (non è una battuta), ma come si fa a accettarlo senza dire e fare nulla? E soprattutto che Stato è uno Stato che si disinteressa a tal punto delle famiglie, delle donne, dei bambini?

24 dicembre 2010

White Christmas

E così siamo rimasti qui, a Basel, causa febbrone da cavallo di Leopard e festeggeremo il nostro primo natale sfizzero!
Visto che per ora i festeggiamenti con parenti e amici son rimandati abbiamo fatto un video per augurare  a tutti quelli che ci vogliono bene buon Natale e felice anno nuovo:


http://www.youtube.com/watch?v=IYnfVsp3AKM

Caricando le foto mi è stato inevitabile rivivere questo anno intenso e le sue emozioni. Inutile dire che questo è stato l'anno di Leopard. Intendiamoci, non è che non ci sia stato altro. Ci son state nuove conoscenze, c'è stato il lutto per la perdita di una persona cara, io ho portato a termine il mio fantomatico master per cui ho dovuto in parte revisionare in parte redarre un intero libro (e mica è poco, soprattutto con un neonato e senza aiuti), ci son state tante lacrime anche, che la fatica (e gli ormoni), si sa, porta anche quelle. Eppure i miei ricordi, le mie emozioni son tutte lì, concentrate in quel viso paffuto e espressivo, nelle sue manine in eterno movimento, nelle sue risate o nella sua voce che stiamo scoprendo man mano. È stato un anno davvero pieno di amore, di passione, di fatica infinita anche, ma -per citare Fossati- la costruzione di un amore spezza le vene delle mani..
E forse, alla fine, il Natale qui è come un cerchio che si chiude, un'altra esperienza da vivere noi tre, qui, un po' lontani da tutto, ma col cuore vagabondo. E poi nevica oggi, quindi sarà davvero un White Christmas quello di quest'anno!
Che dire: Buon Natale e un augurio di un 2011 pieno di amore e emozioni come è stato il nostro 2010.

20 settembre 2010

Che c'hai tre euro?


Ovvero: di polizia, ubriaconi e strane tendenze anarchiche di Leopard.

Basilea. Sembra tornato uno scampolo di tarda estate, con cielo blu e temperature umane. L'umore è tutt'altro che allegro e Leopard tutt'altro che tranquillo, dunque mi decido per una luuuuuunga passeggiata: fiume, centro storico, un po' di shopping nanesco da DPAM (ma perché non riesco più a dedicarmi a uno shopping liberatorio per la sottoscritta???), sbirciata in libreria e a qualche vetrina, altra parte del fiume e balugina in me pure una vaga idea di aperitivo all'aperto...

Ok, il mio umore è risalito un po', o comunque son più serena. Mi siedo in una piazzetta deliziosa e mi dico che è giunta l'ora di allattare l'assetato esserino. Non è nemmeno un minuto che ho sfoderato la tetta che mi si siede accanto un tipo con inequivocabile andatura e faccia da ubriaco: evviva, proprio qui e in questo momento!!

Che c'hai tre euro?
Va detto a sua discolpa che il suddetto era in realtà molto gentile ed educato e parlava con un francese strascicato, ma impeccabile, che rende la richiesta davvero moooolto più chic! Ovviamente Leopard, che in piena crisi dell'ottavo mese ha la tendenza a scoppiar a pianger in faccia a metà mondo, alza la testa, gli elargisce un sorrisone sdentato e mmmmmmmh oooooooh babbababa!! Ok, che mio figlio abbia una simpatia per ubriaconi e disadattati posso anche capirlo considerando la mamma, certo non aiuta visto il momento mmmh piuttosto delicato.. A parte ciò (ed oltre al fatto che dovevi proprio accomodarti di fianco a una che allatta?) , ma da quando si chiedon direttamente tre, dico tre, euro? Il c'hai moneta non usa più (e qui non è la prima volta che mi capita, anzi in sti giorni forse hanno indetto una sfida a chi tira sù più soldi a giudicar dalla quantità di volte che mi han fermata!)??!! ??!! Chiedimi direttamente se ti stacco un assegno già che ci sei, no??

Vabbè, comunque il tipo non fa in tempo ad alzarsi sulle sue barcollanti gambette che viene circondato dalla polizia (giuro: 2 davanti a piedi e due dietro scesi dalla macchina, degno di un film o perlomeno di un derrick!), che
a. non mi degna di uno sguardo (ohhhh, state circondando pure me con bimbo piccolo se non ve ne foste accorti..)
b. non parla una parola di francese (normale, direi, in una città di frontiera che 4 poliziotti su 4 non spiccichino una parola -ma nemmeno nome, documenti, cosa fa qui- frasette elementari insomma).

Ok, io ne approfitto per defilarmi con nonchalance e lasciarli al loro dialogo tra sordi, quando Leo, imperturbarbile (ma giurerei di avergli visto uno sguardo divertito) spara un ruttone a diecimila decibel che rende la nostra fuga decisamente meno discreta...

Va bene, piccolo, ho capito da che parte stai, e non ti posso biasimar neppure troppo, ma il momento dei centri sociali è ancora moooolto lontano!

22 aprile 2009

La Svizzera che non ti aspetti


Il sole fa nuovamente capolino su Basel, e con lui il mio buonumore da animale metereopatico, complice il fatto che abito quasi attaccata al Reno e l'idea di pranzare a piedi nudi lungo il fiume mi riempie di gioia allo stato puro!

Mi dirigo festante verso il fiume, appuntamento col marito, ormai al secolo Mr Coppola (anche se causa primavera più che incipiente ha temporaneamente dismesso il suo adorato copricapo made in London). Il giorno è perfetto per un pic-nic, dunque ho preparato dei tramezzini e mi son dotata di beveraggi e frutta, mi mancherebbero giusto un'allegra gonnellina a pois e dei palloncini colorati al polso per completare il quadretto bucolico!

Mangiamo su una spiaggetta di sassi, piede nudo, occhiale da sole, i vestiti che scivolano via man mano per goderci il caldo, il fiume che ci regala uno sottofondo perfetto: se chiudo gli occhi posso davvero credere di essere sul mio adorato mediterraneo.

Qui lo dico e qui lo nego, ma davvero se il tempo fosse sempre (o almeno spesso) tanto clemente, ci penserei seriamente a non tentar la fuga ogni 3 settimane e a stabilirmici davvero. Tanto ho deciso, ormai son una fan appassionata della decrescita, anzi, dell'austerità gioiosa (un altro giorno mi soffermerò su questo fantastico concetto), e cosa c'è di meglio che abbandonar per un po' le preoccupazioni per la mancanza di lavoro e la sua ricerca ossessiva e concedersi una sana lettura a bordo Reno? Quindi: ciao, ciao amore mio, buon lavoro! Io resto qui ancora un po' a godermela!

Non passan cinque minuti, che si siede a 2 metri da me un vichingo di mezz'età e in 2 nanonsecondi rimane con solo un filo interdentale tra le natiche a leggersi una non meglio specificata cartellina Work. Poco male, mi piace questo lato anticonformista che sfoggia ogni tanto la Svizzera. E poi sempre meglio dei 2 ultrasettantenni in carne (e sempre ignudi) che avevo dribblato all'andata, mettendomi al riparo da una vista non troppo gradevole, soprattutto in pausa pranzo!
Ma -deve'sser l'orario- quasi in contemporanea arrivan un sessantenne rubicondo e un ragazzotto di bell'aspetto e non faccio in tempo a finir la pagina che tutti e due rimangon in costume adamitico.
Il mio spazio vitale ormai è notevolmente ridotto, e soprattutto io, che mi sentivo così libera in canotta e reggiseno, pantaloni arrotolati sopra al ginocchio e piedi nudi (siam sempre in Aprile, in fondo!), mi sento decisamente fuori posto: son l'unica donna ,e per di più vestita, nell'arco di un bel po' di metri.. (ah, fa eccezione una sciura appollaiata su un seggiolino nella spiaggetta attigua, che comunque è molto più svestita di me..anche se potrebbe esser mia nonna!).

E sì che nella coppia son sempre stata io quella un po' alternativa, la più libertaria, quella che dai amore facciam il bagno nudi, ma che ti frega se sto in topless, ma che noia 'sti italiani bacchettoni, liberiamoci da sciocchi schemi mentali!! Ecco, lo ammetto (e un po' me ne vergogno): ho resistito un capitolo e mezzo scarso. Poi mi son rinfilata calze, scarpe e maglietta (a maniche lunghe) e viiiiaaa, pure con lo sguardo basso.

26 febbraio 2009

La pazza del villaggio

Una premessa: io adoro le grandi città. Quelle che vengono tacciate di anonimato ecc. ecc, quelle in cui nessuno ti riconosce e tu puoi camminare, saltellare, canticchiare, o osservare paesaggio, vetrine, passanti totalmente indisturbato. Sarà abitudine, sarà carattere, ma io in posti così mi sento totalmente a mio agio. Tutto quello che è sotto al milione di abitanti mi dà la sgradevole sensazione di esser osservata, come in gabbia.

Secondo punto. Da un mesetto vivo a Basilea, Svizzera, cittadina deliziosa, sì, ci sono anche dei musei e un'università, ma per i miei parametri soffocantemente piccola.

E, non so bene come, mi è venuta l'assurda idea di frequentare un corso di fotografia. Come sempre son l'ultima della classe, quella che non riesce a rispettar le scadenze, accampa scuse, cose così (anche se affrontare un trasloco, posto nuovo, ricerca del lavoro ecc. ecc. è veramente destabilizzante, non è una scusa, ma su questo, magari, tornerò).
Bene: gli esercizi di questa settimana vertivano sulla profondità di campo. Quindi, complice una giornata di sole (ma allora esiste anche qui!!) me ne vado sul fiume dotata di macchina fotografica, 2 obettivi, e Zenzero, un pupazzetto che volevo usare come termine di riferimento nelle mie foto.

Ci sono fotografi che sostengono di riuscire a farsi dimenticare mentre fotografano. Seee. Forse, come dice il mio insegnante, se si piantano sei mesi in un posto, metton radici e diventano un unico conglomerato col paesaggio. Be', io di sicuro non son tra quelli. Son diventata oggetto di interesse, di risate, di curiosità collettiva: i bambini mi hanno presa come punto di riferimento per le loro gare, urlando e correndo attorno a me, come cherokee impazziti intorno a un totem sacrificale, i genitori mi indicavano con sguardo interrogativo all'interlocutore di turno, molti si son chiesti se quello strano pupazzo fosse mio o fosse un alien piombato misteriosamente sulla Terra (finalmente qualcosa di nuovo sotto il cielo svizzero), i vecchi -come sempre- son gli unici che hanno avuto il coraggio di rivolgermi la parola...per dirmi che se volevo più in là c'era un coccodrillo (un coccodrillo???) da fotografare!

Risultato: le foto sono scadenti, io mi son ibernata, ancora non conosco nessuno, ma credo che i basilesi (si dirà così?) già mi additino come la pazza del villaggio.

Sorridi, vale, la vita è bella...