No, don't worry, non sto facendo le valigie per abbandonar la Svizzera colta da crisi esistenziale a cui non so porre rimedio altrimenti (non ancora, perlomeno), né cambiam paese d'accoglienza (anche se...), semplicemente io, presa da bisogno di razionalizzazione 2.0 e da vento primaverile portatore di novità, cambio indirizzo, stessi contenuti (eccheppalle, direte voi!), stesso taglio, forse qualche progetto in più, di cui vi renderò via via partecipi, sempre che non mi abbandoniate...vero che non mi abbandonate e mi seguite di qua?
Si cambio anche nome, da ora in poi vi commenterò, vi seguirò, vi tedierò, come Miss Suisse, ho deciso infatti di esorcizzare una certa insofferenza per la terra elvetica con una dose extra di ironia (visto che in Patria molti per farmi innervosire mi chiamano la svizzera la svizzerotta, la hunziker - seee, dei poveri!!- etc etc) appioppandomi un nome che più sfizzero di così si muore! Questo non significa che abbandonerò il taglio a volte pungente, vi avviso!
Allora, vi va di seguirmi nel mio trasloco?? Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, dai! Per piacere? Vi pregoooooo!!!
Mi congedo lasciandovi il testo di una bellissima canzone di Fossati, da cui era stato tratto il nome di questo blog, che mi e vi ha tenuto compagnia per un po':
Siamo stati naviganti
con l'acqua alla gola
e in tutto questo bell'andare
quello che ci consola
è che siamo stati lontani
e siamo stati anche bene
e siamo stati vicini
e siamo stati insieme.
Siamo stati contadini noi due
senza conoscere la terra
e piccoli soldati
senza amare la guerra,
ci hanno mandati lontano
senza spiegarci bene
e siamo stati male,
ma siamo ancora insieme.
Grandi corridori di corse in salita
che alzavano la testa dal manubrio
per vedere se fosse finita,
allenati alla corsa
allenati alla gara
e preparati a cadere
e a tutto quello che s'impara,
innamorati della sera
innamorati della luna
conoscitori della notte
senza averne paura,
innamorati di quel fiore
che non vuole mai dire:
ecco, è tutto finito
e bisogna partire.
Ma ora è il momento
di mettersi a dormire
lasciando scivolare il libro che
ci ha aiutati a capire
che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai.