18 dicembre 2009

34 settimane e momenti (rari) di consapevolezza.

Eccomi, a 34 settimane, con la mia panza enorme, i soliti casini organizzativi (oggi sorvolerò sui disagi -se proprio vogliam chiamarli così- fisici), i mille dubbi e anche un po' di sana curiosità del tipo: quando arriverà davvero la creatura? Come sarà di carattere? A chi somiglierà? E soprattutto: ce la faremo??

Insomma proseguo, spesso sommersa in tutt'altri pensieri e deliri (master, tirocinio, casa, futuro lavoro o futuro tout court ecc. ecc.), con il corpo che mi riporta prepotentemente alla realtà (andateci in giro voi con una pancia così "fuori misura" e il mal di schiena e costole permanente da mesi) e anche la mente che fa le bizze (concentrazione? Non so nemmeno più cosa sia! Equilibrio emotivo? Ma fatemi il piacere!!).

Settimana scorsa, però, di colpo, me ne sono resa conto.
Si, perché 9 mesi sono lunghi, ancora mancan 6settimane ed io nutro una profonda idiosincrasia nei confronti di qualsiasi organizzazione perfetta che ti lascia l'ultimo mese senza una cippa da fare (nel mio caso davvero improbabile, visto che ad oggi abbiam solo il passeggino - per un caso fortuito- e qualche tutina/body, e la casa, in cui farò rientro nella 37ma settimana, è un vero delirio!).
Tutti ti chiedono: allora, ci siamo?
Ed io: nooooooo, manca ancora un sacco di tempo!
Ma l'altra settimana tentando di incastrare impegni e visite con amici e parenti per il periodo natalizio (il che per un povero espatriato a volte è un vero un terno al lotto, solo che alla fine non si vince nulla, al massimo una quantità infinita di stress e qualcuno che alla fine proprio non sei riuscito a vedere, regali dimenticati, gente un po' scontenta e recriminante, che non ci prova nemmeno a far uno sforzo di immedesimazione con la tua vita... ma questo è tutt'altro discorso!) gli amici hanno cominciato a dirmi: allora la prossima volta ci vediam col bambino: attimo di black out, disorientamento, negazione.

Ecco, allora quasi ci siamo, il bambino arriverà davvero, non è solo un'illusione -magica, paurosa e a volte un po' ingombrante - che porto dentro.
E poi ho realizzato, realizzato che davvero queste vacanze di Natale saranno le ultime senza di lui, le ultime serate di chiacchiere e cazzeggio con le amiche di una vita, noi sole, fisicamente (che per mesi la vedo davvero dura riuscire a farlo, a maggior ragione vivendo in un'altra nazione), ma non solo. Cioè, la prossima volta io sarò sempre io, ma anche un po' diversa, e senza aver la minima idea di cosa questa diversità implichi, praticamente e psicologicamente.

Sarà per questo che una coppia (lei svizzera, lui tedesco) che abbiam conosciuto al corso preparto intensivo che abbiam fatto qui a Basel, ci ha appena contattati dicendo: abbiam deciso che da qui alla nascita andremo ogni settimana al cinema, volete unirvi a noi? Devon aver in qualche modo realizzato che poi seguirà una specie di rivoluzione copernicana esistenziale e pratica...certo loro a pianificazione e organizzazione stanno mille miglia avanti a noi, io entro in stati emotivi confusionali dai quali riemergo a volte alleggerita e come illuminata, altre prostrata, loro reagiscono con la tipica pragmaticità teutonica; però credo che sia scattata in loro la stessa semiconsapevolezza del cambiamento imminente e oscuro, con tutte le accezione (di bellezza, stupore, meraviglia, ma anche fatica, difficoltà e imprevisto) che esso porta con sé.

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